Con una distanza temporale di 40 anni, entrambi raccontano un’America che corre su strada nel tentativo di cercare nuove regole sociali e di comunicare marginali realtà esistenti: gli outsiders si riuniscono in gruppi per sfuggire alle dinamiche di una società che non li accetta. Nascono branchi nomadi di giovani americani a bordo di motociclette in un caso, o di treni nell’altro, che affermano così la propria esistenza.
Entrambi i cicli di lavori sono una testimonianza dell’altra faccia del sogno americano: le promesse di benessere non sono state mantenute nella realtà e spesso presenti solo in cartoline e immagini televisive, invece la società in cui vivono Lyon e Brody è contraddistinta da profonde discrepanze e continue lotte sociali. Tanto vale creare nuove regole, il “Do It Yourself” dall’attitudine punk migra dalla Londra degli anni ’70 e trova terreno fertile nel vasto continente nordamericano. Le distanze sono enormi, gli Stati Uniti sono fatti per essere viaggiati e fare scorrere lo sguardo senza fine. I paesaggi raffigurati non sono però idilliaci, ma al contrario: il disagio e l’urgenza della giovinezza traspaiono urlanti dalle fotografie.
Le verdi radure e i gialli deserti sconfinati delle fotografie di Mike Brodie fanno da scenario a giovani runaways e train-hoppers (letteralmente “saltatori di treni”) che vivono su treni merci spostandosi da un posto all’altro del paese senza una meta precisa e fanno del salto dei treni uno stile e motivo di vita. I colori, invece, spariscono nelle strade lunghe e prospettiche in bianco e nero di Danny Lyon, che sono lo scenario in cui si muovono i Chicago Outlaws, la gang di motociclisti composta da ex militari ed ex carcerati.
Sono strade dissestate queste, “sconnesse” appunto, come lo è la vita stessa dei protagonisti. Infatti quello che accomuna i due autori, così temporalmente distanti, è l’esigenza personale di intraprendere essi stessi il viaggio. Le fotografie non sono altro se non la documentazione della loro stessa vita, che per circostanze volute o casuali, si è imbattuta nei personaggi che animano le fotografie: “I just took photograph of my life. Photography is an afterthought of the moment. The rest is experiences and memories.” (Mike Brodie on 11-14-12 Elizabeth I. Johnson, CNN).