Non ora, non qui

La parte nascosta, l'assurdità nel familiare, la surrealtà di una favola. Le immagini che si presentano ai nostri occhi vivono in un dualismo, in equilibrio tra realtà e messa in scena. La capacità intrinseca della fotografia di porsi sulla soglia tra reale e immaginario consente di costruire scenari che mettono in dubbio ogni nostra percezione: frammenti visivi in grado di rendere l'esperienza dell'osservazione spaesante. Ciò che vediamo non esaurisce in sé il proprio senso, ma rimanda a un'ulteriorità di significato; ciò che appare conosciuto a un primo sguardo apre alla possibilità di scorgere dettagli misteriosi. La mancanza di riferimenti pone la necessità di cercare altrove: una necessità dialettica, data dall'intreccio tra i piani dell'ontologico e dell'onirico, del visibile e del non visibile. Un percorso che occulta i volti, generando incertezza sul concetto di identità, in contrasto rispetto al carattere panottico della società contemporanea che permette di vedere tutto, di non nascondere niente. 

Cristina Coral indaga la dicotomia tra ciò che è mostrato e ciò che è nascosto costruendo scenari enigmatici che ci conducono in visioni sospese nello spazio e nel tempo. Giuseppe Palmisano trasforma luoghi tanto familiari in ambienti bizzarri, al cui interno siamo invitati ad addentrarci come spettatori di un teatro dell'assurdo. Carla Sutera Sardo crea atmosfere fiabesche e surreali che appaiono come luoghi frequentati in un sogno, in cui corpi e paesaggi interagiscono in maniera imprevedibile. 

Immagini che chiedono di mettere in questione non solo ciò che si osserva, ma soprattutto ciò che si prova nell'osservarlo, attingendo alla parte più intima, che è al contempo la più familiare e la più estranea. Visioni che sussistono oltre, storie solo accennate che prendono vita nella mente di chi guarda, frammenti di esistenza che si collocano non ora, non qui.