Pescatrici di anime 

Pescatrici di anime 

Pescatrici di anime
A cura di Federica Benedetti

Tipologia progetto:progetto educativo ed espositivo
Artisti coinvolti: Chiara Negrello, Marianna Toscani 

Progetto educativo, oltre che espositivo, Pescatrici di anime ha portato una mostra fotografica all’interno della Casa Circondariale di Sant’Anna, a Modena, destinandola alla sezione femminile e accompagnata da momenti laboratoriali di confronto con le detenute. Realizzato grazie al sostegno del Centro Documentazione Donna e della Casa delle Donne contro la violenza, ha visto il coinvolgimento dell’artista Chiara Negrello, che ha abbracciato il progetto con entusiasmo, presentando lei stessa il suo lavoro in occasione della mostra.

Negrello, bloccata in Italia a causa delle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, si trasferisce per i primi sei mesi del 2021 nel Delta del Po, dove vive a stretto contatto con le pescatrici di vongole, ritraendole e raccontandone la storia. Ne nasce Like the Tide, serie da cui emerge con forza il tema della resistenza delle donne di fronte alle criticità più impensabili e la loro capacità di gestire situazioni anche estreme, nelle quali spesso si nasce o si capita, con l’intelligenza e la forza di chi sa prendersi cura degli altri.

Le donne, infatti, cominciano a dedicarsi alla pesca alla fine degli anni Ottanta, a seguito della delocalizzazione delle fabbriche in cui erano impiegate, dimostrando una resilienza notevole verso i pregiudizi che le bollavano come inadeguate per un mestiere tradizionalmente destinato agli uomini.Anche le donne del carcere hanno subito una forte cesura nelle loro vite, consistente nella perdita non del lavoro ma della libertà.

Nonostante la Costituzione voglia il carcere come luogo di rieducazione, l’aspetto che ne viene messo in evidenza è piuttosto quello punitivo, tanto che non si esita a definirlo una “discarica sociale”. La partecipazione numerosa e attiva delle detenute agli incontri e alla mostra ha invece provato come la fruizione delle opere anche in un contesto di reclusione possa innescare meccanismi virtuosi di collaborazione, basati su relazione, dialogo e condivisione. Durante il workshop che ha preceduto l’evento espositivo il gruppo delle detenute ha manifestato l’urgenza di raccontare all’esterno la realtà del carcere. Una seconda artista, Marianna Toscani, esperta di fotografia, grafica e disegno, è stata allora chiamata a tradurne i suggerimenti in opere di nuova produzione. Dalla sinergia tra Toscani e le detenute prenderà vita una mostra che sarà ospitata presso la Casa delle Donne di Modena, così da creare un legame visibile tra la città e un luogo che, a prescindere da chi lo considera una discarica, è abitato innanzitutto da persone.