“Da figlio di culture diverse, ho spesso descritto la fotografia come mia madrelingua. Da creativo, l’ho spesso difesa come arte contemporanea. Linguaggio e consapevolezza: per riuscire a parlare occorre cultura, per essere ricordati è necessaria profondità. E come una lingua si compone di parole, la fotografia è una costruzione per immagini”.
Nel workshop tenuto da Mustafa Sabbagh verrà affiancata una parte teorica – di storia, di stile, di tecniche – ad una più propriamente pratica: all’interno di quest’ultima, Sabbagh chiederà agli studenti lo sviluppo di un proprio progetto, che valuterà nella giornata conclusiva del workshop. Sarà suo compito trasmettere ai partecipanti quanto il senso di affrancamento da ogni tipo di dogma preconfezionato, di sviluppo dei propri stilemi, stia alla base della costruzione di un’immagine che possa dirsi profonda, di una fotografia che possa dirsi arte. Laddove è sempre il contesto che crea la sostanza ed ogni individuo risponde dell’ambiente nel quale è immerso – e dal quale è plasmato – occorre che il fotografo ricrei un suo habitat, per permettere allo sguardo altrui di entrare. Libertà di esprimersi e di lasciarsi riconoscere: “it is my daily mood that makes the weather”.
Tre giorni di viaggio nel mondo della fotografia la cui meta è il possesso della consapevolezza, il cui percorso è lo sviluppo del linguaggio. Esplorare la fotografia e i suoi mezzi attraverso la comprensione che l’estetica ha nella sua radice l’etica. Che la pratica è ricerca. Che non esiste digitale, se la sua base non è il mentale.